Abbiamo letto con stupore le nuove, perentorie dichiarazioni rilasciate questa settimana a mezzo stampa dalla dott.ssa Elisabetta Brugnoni, curatrice fallimentare della ex società Lombarda Petroli. Un discorso, quello della dott.ssa Brugnoni, che mescola con agilità materie legali, economiche, urbanistiche e politiche. E che si conclude addirittura con un appello al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, a NON mandare a Villasanta i milioni di euro previsti dal PNRR per bonificare buona parte dei terreni della ex raffineria. Chi rifiuterebbe mai un’opportunità di questa portata per riqualificare un’area contaminata? E soprattutto perché?
Come Lista civica ci troviamo ad apprendere che un investimento così importante da parte dello Stato (con fondi peraltro europei), vincolato al ripristino di un’area gravemente inquinata, possa essere considerato solo un grande spreco sapientemente orchestrato da politici incapaci e tecnici supponenti.
Una posizione, questa, che svilisce tutto il lavoro che il Comune di Villasanta e i suoi amministratori hanno portato avanti dal 2014 per trovare un rimedio sia all’inquinamento prodotto nei tanti anni precedenti, sia a quello generato dallo sversamento volontario del 2010. Uno dei più grandi disastri ambientali in Brianza degli ultimi decenni, va ricordato una volta di più.
Una posizione, questa, che inoltre minimizza l’impegno dei tecnici del Comune di Villasanta e bolla come superfluo il coinvolgimento della struttura dedicata alle bonifiche di Regione Lombardia e dei tecnici nominati per il PNRR. Tutti evidentemente supponenti, incapaci e, soprattutto, non in grado di vedere come la soluzione di un disastro ambientale di dimensioni enormi e di decenni di inquinamento fosse davanti agli occhi tutti, nascosta in piena vista.
Ma se la soluzione era lì a portata di mano da anni, perché mai lo Stato e la Regione avrebbero dovuto mettere l’area della ex Lombarda Petroli al primo posto tra i siti orfani lombardi? Per chi non lo sapesse, i siti orfani sono le aree su cui è necessario che la collettività si faccia carico della bonifica, date le mancanze di proprietari e soggetti inquinatori (su cui ci si rivarrà in seguito).
Dopo aver escluso che tutti i livelli tecnici e politici d’Italia stiano complottando contro Villasanta per riversare sul nostro territorio milioni di euro di investimenti pubblici europei – complotto di per sé bislacco, va detto -, andrebbe forse specificato quale debba essere, secondo noi, il ruolo politico della nostra lista civica in questa fase.
Il nostro obiettivo rimane sempre lo stesso: assicurarci che alla contaminazione di un pezzo del nostro territorio venga posto rimedio nell’unico modo possibile, cioè tramite la bonifica dei suoli compromessi e il successivo recupero di un’area che nel suo complesso occupa un undicesimo dell’intera Villasanta. Il Comune, costituitosi a suo tempo parte civile nel tortuoso processo sullo sversamento e impegnato da anni nella ricerca di alleanze finalizzate alla bonifica, in Provincia e in Regione, sta ora seguendo una precisa linea d’azione: lavorare all’attuazione nel concreto dei rinnovati articoli 9 e 41 della Costituzione italiana, che dal 2022 mettono finalmente l’ambiente tra i beni fondamentali che la Repubblica deve tutelare.
Capiamo bene, come è evidente dalle recenti comunicazioni pubbliche, che per la curatela quello ambientale sia un obiettivo tutto sommato secondario (da “sessantottini”), e che da quel lato vengano maggiormente considerati, a suon di colpi bassi ed esplicite mancanze di rispetto, il quadro economico del fallimento, le battaglie legali (invero spesso perse) e un malcelato astio verso le previsioni urbanistiche del Comune (finora sempre confermate dai tribunali amministrativi). Per fortuna, però, il PNRR, la legge nazionale sui siti orfani, l’unanimità dei tecnici regionali e comunali, le nostre coscienze di amministratori pubblici e ora anche la Costituzione italiana ci spingono in un’altra direzione, quella che speriamo ci possa portare nel più breve tempo possibile a sanare la ferita lasciata sul nostro territorio dal disastro del 2010.
Senza voler peccare di presunzione, possiamo dirci abbastanza sicuri che anche Mario Draghi possa essere d’accordo con noi.
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